Dopo l’incontro con il prof. Laj ho approfondito la mia ricerca su frate Giovanni Pantaleo ed ho avuto la possibilità di reperire la sua immagine fotografica.
Approfondendo ulteriormente la ricerca su frate Pantaleo presso le Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero”, ho avuto modo e fortuna di reperire un prezioso manoscritto di Eugenio Varvaro “La Rivoluzione Siciliana del 1860”, in cui erano riportate informazioni riguardanti il ruolo aggregativo avuto da frate Pantaleo a favore dell’esercito garibaldino.
Nel suo manoscritto Eugenio Varvaro alle pagine 5 e 6 parla così di frate Giovanni Pantaleo:
“Fu qui [a Salemi] che Giovanni Pantaleo, nato a Castelvetrano, frate del convento degli Angeli in Salemi, abbandonato il convento: ad esempio dei fiacchi, a prova che nel nome e nelle aspirazioni alla Patria, la fede può sposarsi alla azione e diventare miracolo d’eroismo, con l’abito francescano si presentò a Garibaldi. E fu tale la convinzione addimostrata nelle sue parole dal fraticello, fu tale l’entusiasmo con cui intendeva combattere tra le fila dei liberatori della sua Patria, che Garibaldi, abbracciandolo gli disse: voi sarete il nostro Ugo Bossi. E Giovanni Pantaleo fu per tutti campi garibaldini per la libertà dei popoli, esercitante, sotto la tonaca del frate per cui indossò la camicia rossa e colla croce in pugno e la spada al fianco, con gran prestigio sulle plebi, cooperando così grandemente alla vittoria.”
Riportiamo l’opinione di Eugenio Varvaro e pensiamo anche noi che, probabilmente, il destino abbia condizionato il corso della storia… servendosi di frate Giovanni Pantaleo.
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